II Riflessione per la Giornata Mondiale del Malato - Amici di lourdes

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“La vicinanza, balsamo prezioso che dà sostegno e consolazione”
 
La relazione che cura
 
 
Nel parlare dei suoi primi incontri con la “bella Signora”, Bernadette, sorpresa e stupita, ebbe a dire: «Mi guardava come una persona guarda un’altra persona». Infatti, lei, ragazza povera, analfabeta, malata, non era abituata ad essere “guardata” come persona; anzi, a volte era vista con sospetto per le sue “fragilità” ed anche per le misere condizioni della famiglia. Invece, in quegli incontri, la giovane veggente sperimenta di essere trattata con profondo rispetto e di sentirsi compresa e non commiserata, accolta e non giudicata. L’esperienza della Santa conferma che una relazione tra persone, se autentica e sincera, disinteressata e discreta, fa sentire bene e fa stare bene.
 
 
Questo è anche il cuore del Massaggio di papa Francesco per la XXIX Giornata Mondiale del Malato, introdotto dall’espressione: «Uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli (Mt 23,8). La relazione di fiducia alla base della cura dei malati». Il Santo Padre invita, innanzitutto, ad imitare il nostro comune maestro, Gesù, nei suoi atteggiamenti di vicinanza e di cura. Gesù, infatti, quando incontrava una persona malata o nella sofferenza, dimenticava le urgenze della predicazione e i suoi “programmi” per dedicarsi solamente ad essa, in un dialogo e confronto intimo ed individuale; Egli sapeva vedere la persona nella sua globalità di corpo e spirito, atteggiamento che apriva all’ascolto, a stabilire una relazione diretta e personale, con empatia e commozione, lasciandosi coinvolgere dalla sofferenza e offrendo sempre un aiuto efficace: guarigione, purificazione, consolazione, miracolo, liberazione, ….
 
 
Il Messaggio è anche un’esortazione a verificare la nostra fede, che non deve limitarsi alle sole pratiche religiose, oppure ad essere proclamata a parole, ma deve tradursi e farsi concreta anche in opere a sostegno delle persone, nostri fratelli e sorelle, in difficoltà o nel disagio perché, ricorda il Papa “quando si riduce la fede a sterili esercizi verbali, senza coinvolgersi nella storia e nelle necessità dell’altro, allora viene meno la coerenza tra il credo professato e il vissuto reale”. È perciò la coerenza che deve caratterizzare la vita del cristiano, ossia unire fede e opere, mente, cuore e mani, capacità e talenti per annunciare Cristo e servirlo negli altri, a compiere con fede ogni gesto di bene e di bontà, sapendo che ogni persona è immagine e somiglianza di Dio, è sua presenza (ricordiamo sempre quel “l’avete fatto a me” - Mt 25,40).
 
 
Accogliamo il caloroso invito dal Santo Padre ad essere vicini a coloro che soffrono, sono ammalti, sono soli; e se non possiamo farlo “in presenza”, perché ancora limitati nei gesti, facciamolo, certo, con i moderni mezzi di comunicazione, ma soprattutto con la preghiera, affidando a Dio i suoi figli e i nostri fratelli perché conceda loro il bene di cui necessitano. Con la sguardo a Maria e di Maria sappiamo accostare ogni persona per dare dignità, rispetto, conforto, aiuto, speranza, considerando anche le parole del grande filosofo Jacques Maritain: «In fondo, che cosa vogliono gli uomini? Di che cosa hanno bisogno? Hanno bisogno di essere amati, di essere riconosciuti, di venir trattati come esseri umani, di sentire rispettati tutti i valori che ognuno porta in sé. Non basta dir loro: “Ti voglio bene”. Non basta far loro del bene. Bisogna esistere con loro, nel senso più profondo di questa espressione».

                                                                                                                             Fra Salvino Zanon O. H.
 
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